27 maggio, 2008

Ochei Napulitan - secondo giorno

La notte l'ho passata bene: ho dormito come un sasso.

Venerdì (23 maggio 2008) mi sveglio presto, preparo la valigia e alle 7 sono a fare colazione, lascio il bagaglio in ostello e mi avvio verso il consolato.

La sera prima ero andato già a vedere dov'era quindi vado diretto.

Il consolato è facile da trovare: ci sono 4 camionette dei carabinieri ai 4 angoli.

Alle 7:30 sono in consolato. Il carabiniere all'esterno mi dice di aspettare e va a chiamare le guardie giurate. Uno di loro viene e si fa consegnare il passaporto.

Incomincio già a pensare: "sembra che invece di farci aspettare 9 ore in un corridoio oggi ci facciano aspettare lo stesso tempo al sole".E invece no.

Poco dopo la guardia del consolato torna con il passaporto e un numero. Io sono il numero tre.
Ci fanno entrare nel cortile e ci dicono di sedere su delle sedie di plastica, di quelle da giardino, sotto un gazebo.

Alle 7:55 precise chiamano il numero 1, pochi minuti dopo tocca a me. Le guardie mi fanno lasciare lo zainetto con tutta la roba elettronica (Telefonino, auricolare bluetooth, ipod, ...) ed entro con solo portafoglio e cartella con tutti i documenti.

Ci fanno sedere in una saletta e poi, ad uno ad uno, ci chiamano allo sportello.

La cosa strana dei consolati Americani (non so gli altri) è che tutto avviene attraverso un vetro, sembra che non vogliano avere contatti con il pubblico. La stessa cosa l'avevo vista al consolato Americano a Milano quando siamo andati a fare le pratiche per la cittadinanza per il bimbo più piccolo.

La signora (italiana) allo sportello mi chiede tutti i documenti e poi mi manda a fare la cosa più importante: pagare (400$).Torno allo sportello, consegno la ricevuta e mi dice di aspettare di essere chiamato per il colloquio con il console.
Dopo qualche minuto il console mi chiama, anche lui dietro un vetro.Il colloquio si è svolto più o meno in questo modo (in Italiano, lui aveva un accento Inglese Americano):

[Console]: Buongiorno.
[Io]: Buongiorno.
[Console]: Alzi la mano destra e giuri che tutto quello che ha scritto è vero
[Io]: (alzando la mano destra) Si, lo giuro
[Console]: Grazie

Mi restituisce un po' degli originali e mi dice di tornare alle 16:00.

Torno in ostello a lasciare un po' di roba ingombrante (la radiografia) e pesante (la cartella con i documenti) e poi mi faccio un giro per Napoli. Prima sul lungomare e poi un po' all'interno, in centro.

Alle 15:30 sono di nuovo in consolato. Stavolta senza controllare nulla ci fanno accomodare in cortile, sotto il gazebo.

Alle 16 precise esce il console in persona (dico: esce, non dietro alla porta) e ci consegna:
  • Il passaporto con attaccato un adesivo con il visto
  • Una grossa busta che non dobbiamo assolutamente aprire (pena: dover ricominciare tutto da capo) da consegnare all'ufficiale di immigrazione al(l'aero)porto d'entrata.

Ne approfittiamo per fargli ancora qualche domanda e poi saluto il console e vado via.

Torno a prendere la valigia in ostello e faccio finalmente il biglietto del treno per il ritorno.

Sono le 17. Ho ancora tempo per fare un giro intorno alla stazione Centrale di Napoli, di mangiare una Zuppa di Cozze in un ristorante e alle 21:30 sono nel mio vagone letto, alle 21:50 il treno parte.

Arrivo a casa alle 9 del giorno dopo.

Anche questo passo per fare l'Americano è fatto.

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