25 giugno, 2008

In viaggio 1

Ebbene si, il grande giorno è arrivato.
Stamattina sveglia alle 4, per le abituali abluzioni mattutine, e alle 5:10 il mio amico Jack era sotto casa mia a caricare l’emigrante (io) i miei genitori che volevano accompagnarmi all’aeroporto e tre valigie piuttosto pesanti.
Devo ringraziare veramente molto Jack per questo passaggio.
A Caselle non c’era molta gente. Ovviamente mi hanno fatto pagare il bagaglio extra. Le regole sono: 2 bagagli per un peso complessivo di 27Kg. In tutto io avevo 56 Kg. Mi hanno fatto solo pagare il bagaglio extra.
Il ckeck-in me lo fanno per i bagagli fino a Redmond Oregon, mentre non possono farmi tutte le carte d’imbarco, per l’ultima tratta, Seattle-Redmond, la dovrò fare in loco, dopo il volo da Washington DC.
Poi il primo salto: decollo alle 7:10 Torino – Francoforte; atterraggio intorno alle 8:25.
Poi il primo (e finora unico) problema. Vado a cercare il gate dal quale deve partire l’aereo per Washington. I monitor dicono “A”, senza numero.
Mi avvio seguendo le indicazioni per tutti le uscite “A” ma ad un certo punto le vie si dividevano: A1-A41 da una parte; A42-A63 da un’altra. Cosa fare? Per fortuna vicino a questo bivio c’era un chiosco delle informazioni e loro, telefonando alla centrale, mi scrivono A58 sulla carta d’imbarco.
Vado al gate (ho dovuto prendere il trenino, che assomiglia alla metropolitana di Torino, per spostarmi da un terminale all’altro) e mi imbarco sul volo Francoforre-Washington.
Il volo era in ritardo già in partenza. A quanto pare l’aeromobile è arrivato in ritardo e il volo verso Washington è stato schedulato alle 11:15 invece che alle 11:00. Mentre ci imbarchiamo sentiamo la voce del capitano che chiede di fare in fretta perché l’autorità aeronautica ci ha riservato uno slot che ci permetterebbe di non essere troppo in ritardo e di recuperare un minimo. Siamo stati dei bravi passeggeri, abbiamo beccato quello slot. Il decollo è stato alle 11:58.
E anche il capitano è stato bravo. L’atterraggio, da orario, era previsto alle 14:05 e siamo atterrati alle 14:20 circa.
Il volo è stato noiosissimo, anche perché ero agitato per quello che mi aspettava dopo (immigrazione, …); quindi: dormire nemmeno a parlarne, ho guardato un paio di film (in inglese i film non mi divertono tanto) ascoltato musica, letto, in pratica non mi passava più.
Dopo l’atterraggio i sono finalmente passato dagli ufficiali dell’immigrazione a mostrare il mio bel visto e quel pacco di documenti che mi hanno dato a Napoli.
Prima sono andato al normale gabbiotto dove controllano il passaporto. L’ufficiale mi ha chiesto i documenti della busta chiusa che mi hanno dato a Napoli, e poi, dopo avermi detto “Welcome to America”, mi ha mandato, con tutta la mia roba, ad un secondo ufficio dove hanno preso la mia impronta digitale (con il vecchio metodo: l’inchiostro) fatto firmare un foglio e mi hanno dato indietro il passaporto con il timbro di ingresso negli Stati Uniti. Questa è la mia Green Card (Permesso di soggiorno) per un’anno. Entro un anno mi deve arrivare la Green Card definitiva.
La parte più complicata è passata. È stata meno complessa di quanto temevo e certamente molto più veloce. Ha aiutato molto il fatto che non c’erano code.
Il passaggio successivo consiste nel prendere i bagagli, quelli spediti nella stiva, farli passare di fianco ad un signore che prende un foglio su cui ho scritto quello che avevo da dichiarare (praticamente solo computer e telefonino, oltre agli effetti personali) e poi vado a rimetterli su un altro tapis roulant da dove, spero, saranno imbarcati sui voli successivi.
In pratica alle 15, ora locale di Washington DC, sono già al gate ad aspettare l’aereo che partirà alle 17:35.
Intanto scrivo questo articolo del mio blog che pubblicherò, però, in seguito perché in questo aeroporto non c’è una connessione ad internet libera.

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